lunedì 12 maggio 2008

Scott Matthew - Interview/Photography



Per chi ha visto il film Shortbus di John Cameron Mitchell, la voce e la presenza di Scott Matthew non sarà certamente passata inosservata, impossibile sarebbe stato non notare una voce che sembra rompersi da un momento all’altro, e celare mille segreti magici ed emozioni dietro ogni nota che canta. Scott ha finalmente realizzato il suo primo album omonimo. Carico d’onestà, amore, sofferenza e tenerezza. Una raccolta di canzoni intime che toccano direttamente il cuore di chi le ascolta in maniera tangibile.

Sei nato nel Queensland in Australia, ma è quasi più di dieci anni che vivi a New York, che cosa ti ha spinto ad andare in America?
A dire la verità per più motivi, in quel periodo non ero poi così contento di stare dove mi trovavo, avevo voglia di andare in un posto più grande e migliore. All’epoca stavo con un ragazzo che era americano e che doveva lasciare l’Australia e tornare negli Stati Uniti così ho deciso di partire con lui, anche se alla fine la nostra relazione è finita.

Quindi adesso consideri New York la tua nuova città?
Credo di sì. Non l’ho mai ammesso prima d’ora, ma credo proprio di sì. Abito a Williamsburg a Brooklyn è una zona molto carina e lì sto proprio bene.

Come ti descriveresti come musicista?
Non so che dire, non mi considero questo gran musicista, ma è vero che ad alcune persone piace quello che faccio, e questo mi lusinga. L’unica cosa di cui sono certo è che cerco di essere sempre onesto in quello che scrivo e canto, ma come musicista credo che debba imparare ancora molto.

Hai parlato d’onestà e credo ce ne sia tanta nelle tue canzoni, penso che tu abbia trovato il modo di toccare le persone attraverso la tua musica, era questo che volevi?
Sì. Credo che la musica sia un ottimo veicolo per ottenere questo scopo, per rendere partecipe le persone delle tue emozioni, è per questo motivo che ho iniziato a cantare. Altri cantanti mi hanno fatto emozionare e vivere attraverso le loro canzoni ed io ho voluto fare lo stesso.

Credi quindi che la gente riesca a comprendere la loro vita ascoltando la tua musica?
Non posso esserne certo, ma spero proprio di sì. La musica per me è anche un modo per capire meglio me stesso, quello che sto vivendo e provando e se poi questo riesce a fare provare emozioni ad altri non posso che esserne contento.

C’è una canzone d’amore nell’album Little Bird, che mi piace particolarmente, se non è troppo personale mi racconti la storia che c’è dietro questa canzone?
Non c’è problema non mi da fastidio raccontartela, è una canzone d’amore dedicata ad un mio ex, con cui sono stato insieme due anni e Little Bird era il soprannome che gli avevo dato, sai quei classici nomignoli che si danno gli innamorati, e lui ne avevo dato uno a me, che preferisco non dirtelo dato che non era poi così carino (ride). Lui è un artista, credo che abbia davvero talento. Gli ho proposto di disegnare la cover dell’album per me. La canzone è dedicata a lui ed anche se ci siamo lasciati non vedo perché non avrei dovuto onorare il nostro amore con quella canzone. I due uccellini della copertina siamo noi due.

L’amore è un elemento che ha notevole peso nelle tue canzoni, ti capita spesso di soffrire per amore?
Chi non soffre per amore? L’amore è sempre stato l’elemento chiave per le canzoni. L’amore c’è in ogni canzone, è questo ciò che m’ispira sempre.

Leggendo i tuoi testi sembri essere una persona onesta, romantica e tranquilla, non credi che il tuo modo di cantare possa invece disegnarti come una persona malinconica?
Grazie per questo. Molte persone che m’intervistano credono che io sia una persona triste, ma non è vero, anzi sono felice ed amo la vita in ogni suo aspetto. Le mie canzoni sono un aspetto della mia vita, rappresentano un momento e quello che sento di comunicare.

Quand’è quindi il momento in cui senti il bisogno di scrivere una canzone?
Quando qualcosa di profondo mi accade o quanto sento la necessità di dire qualcosa, la musica è terapia ed esercizio per me è come se tirassi fuori tutti i sentimenti che sto provando in quel preciso momento e mi liberassi da un peso mettendoli in una canzone, è molto liberatorio, perché sai che li metti in un posto prezioso e non li devi per forza portare sempre a dietro con te. È una valvola di sfogo ed un grande aiuto per me. Poi quando ricanto queste canzoni provo piacere perché mi permettono di rivivere tutti questi stati d’animo in esse contenuti.

Credo che la tua musica sia molto visiva, nel senso che nel momento in cui l’ascolti immagini differenti vengono alla mente. So che hai fatto un solo video quello di Market Me To Children, credi di farne altri?
Quello è l’unico video, devo trovare soldi per farne altri e non ce ne sono al momento (ride), devo assolutamente trovarne perché credo ne avrò bisogno di un po’ dato che vorrei che il video fosse girato da un artista e realizzato come una sorta di cortometraggio. Mi piacerebbe che Jonathan Caouette, il regista ed attore del film Tarnation fosse coinvolto nel progetto.

Come mai hai deciso di farti crescere la barba?
Pura pigrizia. Ho iniziato circa sette anni fa a farla crescere ed ogni tanto la regolo ma non l’ho più tagliata definitivamente.

Cosa mi dici del tuo look passi del tempo a trovare la cosa giusta da indossare o ti metti quello che capita?
Non è poi così calcolato, non ci penso più di tanto, ovvio prima di uscire, come credo la maggior parte delle persone, mi do un’occhiata allo specchio per vedere se sono ok.

Vedo però che ti piace indossare bracciali d’oro…
Ebbene sì. Mi piace indossare l’oro perché mi fa sentire opulente, anche se è finto, non m’importa, purché sia dorato.

Come sarebbe per te un mondo perfetto?
Wow bella domanda, probabilmente dovrei dire un mondo senza sofferenza, ma se dicessi così poi non esisterebbero quelle emozioni difficili che ti fanno crescere, quindi non saprei, vorrei solo che il mondo fosse solo un po’ più sicuro per tutti, un posto in cui ci fosse più logica e rispetto per gli altri.